Le aquile della notte by Alice Basso

Le aquile della notte by Alice Basso

autore:Alice Basso [Basso, Alice]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2023-04-29T22:00:00+00:00


19.

TRE TELEFONATE

Anita guarda il telefono.

Il telefono guarda Anita.

Gli oggetti ce l’hanno una faccia, un’espressione? Perché Anita direbbe di no, eppure le sembra proprio che il telefono stia ridendo di lei.

Oh, al diavolo. Non può neanche procrastinare in eterno. La Vangelina l’ha spedita a chiamare Corrado e prima o poi dovrà tornare in salotto avendo eseguito il compito.

In un puerile tentativo di ritardare l’inevitabile, Anita decide, già che è lì, di approfittarne e telefonare prima a Mariele. Visto che le aveva promesso che si sarebbe fatta sentire, e invece.

Compone a memoria il numero del bar accanto alla tabaccheria, chiede alla proprietaria se è così cortese da andare a chiamare qualsiasi genitore Bo si trovi nel negozio accanto, aspetta quei tre minuti – godendoseli secondo dopo secondo come fossero gli ultimi istanti di un condannato a morte – e poi ode il vocione di Mariele riempire di tempesta tutti i buchi della cornetta.

«Alla buon’ora! E meno male che avevi detto che avresti telefonato!»

«Sto telefonando adesso», sottolinea Anita. «Ciao anche a te, mamma.»

Se c’è una cosa buona di Mariele è che, se sei di pessimo umore e hai voglia di litigare, lei è sempre pronta a darti il destro. «Sarai contenta di sapere che è successo proprio quello che avevo immaginato: hanno richiamato dalla Merveilleuse, hanno detto che il vestito che avevi adocchiato si è fatta avanti per comprarlo anche un’altra sposa, hanno provato a dirle che aspettavano prima una risposta da noi, ma tu non ci sei!, quindi naturalmente io non ho potuto dire con certezza che l’avremmo comprato noi, e così è finita che l’han dato a…»

«Io non avevo adocchiato proprio nessun vestito», ribatte Anita, «tu l’avevi fatto! Era a te che piaceva quel sudario di raso che pareva l’interno di una bara. Che se lo prendano pure, per quel che mi riguarda!» Sta già meglio.

«E don Fulgenzio, domenica, dopo la messa, mi ha fermata davanti a tutti per venirmi a chiedere com’è che non eri ancora andata a parlare con lui per prendere i vostri accordi! Davanti a tutti, capisci? Ho dovuto inventarmi che…»

«…Che non ho tempo perché lavoro tutta la settimana, magari?»

«Quella ti pare la scusa?! Quello semmai è l’imbarazzo da coprire! Una futura moglie che passa tutto il tempo fuori casa e non trova neanche un minuto per parlare col parroco in vista del giorno più importante della propria vita!»

Gesù.

Vanno avanti così altri cinque minuti buoni: Mariele a rinfacciarle tutte le devastanti conseguenze del suo non trovarsi a Torino, Anita a ribattere sdegnata e infervorata.

Quando riattacca, le sembra di avere corso la maratona.

Si sente davvero meglio. Lo sport è sopravvalutato, bisogna farlo sapere a qualcuno di quei gerarchi e generali che paiono tutti fissati con la salute del corpo: nulla tempra la resistenza fisica e psicologica quanto l’avere una madre come Mariele. Magari può noleggiarla per l’addestramento di giovani soldati a Torino e provincia. Farne un bìsnes, come dicono gli americani.

Fissa il telefono.

Ora dovrebbe chiamare Corrado.

Invece chiama Candida.

Risponde Diana. «Pronto?»

Ad Anita viene già da ridere. «Dovresti dire “casa



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